sabato 3 maggio 2008

Scrivere

Mi sono sempre chiesta cosa voglia dire veramente scrivere e, di riflesso, cosa comporti studiare un'opera e il suo "creatore".
A scuola, e adesso all'università, mi hanno sempre insegnato a conoscere un autore attraverso la chiave di lettura di qualche critico, che mi suggerisse, in qualche modo, il pensiero di chi quell'opera l'aveva scritta. E allora giù con parafrasi e analisi del testo più o meno aprofondite. Ma se certo è che qualche idea a riguardo la possono sempre suggerire il periodo storico in cui lo scritto è stato composto e la vita dello scrittore, cosa, o meglio, chi può davvero sapere cosa l'autore sentisse nel suo profondo, mentre, dotato di carta e penna, buttava giù le prime bozze delle sue idee?
Lo ammetto, io poi ho una concezione particolare di "opera d'arte", che sia essa poesia o semplicemente un racconto. Secondo me la vera creazione sta nell'abilità di qualcuno di scrivere di getto ciò che ha in mente, per poi, eventualmente, correggerla nei piccoli particolari. Altrimenti si passa a quella che mi viene da definire una costruzione.
Secondo me cercare la rima, la metrica, contare le sillabe, fanno sicuramente parte dell'abilità di uno scrittore, ma ne limitano, in qualche modo, l'originalità, la veridicità della creazione.
Tutto questo perchè, mentre riflettevo su tutto ciò, ripensavo al mio ultimo esame di Letteratura Italiana e al ragazzo che mi ha interrogata.
Per carità è lecito aspettarsi che mi si chieda cosa c'è scritto sul libro riguardo questo o quell'autore, ma perchè non chiedere anche la mia opinione? In fondo per averne una l'argomento deve essere conosciuto, no?
Mi spiego, se mi viene chiesto cosa ne penso del pensiero Leopardiano, o di quello di stampo Verista di Verga, per poter rispondere devo quantomento aver letto qualcosa di loro, averlo affiancato a qualche libro di critica e, solo dopo, aver formulato una mia idea a riguardo, dimostrando poi una capacità critica più o meno condivisibile.
Perchè limitare un esame, o una discussione, a ciò che gli altri hanno detto?
Se mai dovessi scrivere qualcosa degno di nota (per gli altri, perchè se scrivo qualcosa, per me, è sintomo di un partiolare momento cha valga la pena essere ricordato) mi piacerebbe sapere che venisse tenuta in considerazione la mia idea e quella di tutti coloro i quali a quello scritto si sono accostati, con tutte le idee, giuste o sbagliate che siano.

1 commento:

FaTheo ha detto...

Sai benissimo che la penso come te, ne abbiamo pure parlato, ma, come spesso ci capita, noi giovani dimentichiamo ciò che ci circonda(sì! Ti ho inserita fra il gruppo di giovani nonostante la tua veneranda età :P). Viviamo in un Italia dove, ancora, la Chiesa riesce a imporre le sue scelte alla politica e alle persone. Viviamo in un Italia dove poco conta ciò che pensi o ciò che sei, conta solo ciò che sai o meglio ancora: ciò che ti hanno detto si debba sapere. Situazione tragica che non può che far male all'intero paese e che, spero di sbagliarmi, lo porterà alla disfatta completa.
Con questo non voglio dirti di cambiare idea ma di continuare a credere in tutto questo pur sapendo che per fare veramente strada dovrai chiudere gli occhi una volta ogni tanto e fare ciò che ti dicono di fare. Dovrai scendere a compromessi, inteso nel senso peggiore.
E' uno schifo, lo sò. Ma è il mondo in cui viviamo. Possiamo solo cercare di cambiarlo passo dopo passo, senza tentare salti o grandi corse. Ci vuole tempo perché tutto cambi ma basta un attimo perché tutto crolli.
Il cugino scemo O__o
Olac